Pacentro è un antica e suggestiva cittadina di 1.250 abitanti, situata in provincia de L’Aquila.
Il comune appartiene alla Comunità Montana Peligna e all’area naturalistica protetta del Parco Nazionale della Majella.
Il paese, che si trova ad un altitudine di circa 700 metri e si erge ai piedi del Monte Morrone, è inoltre iscritto all’autorevole club de “I borghi più belli d’Italia”.
Racchiusa in una cinta muraria che conserva ancora oggi le antiche porte d’ingresso alla città, Pacentro è considerata una delle località antiche più caratteristiche e meglio conservate di tutto l’Abruzzo.
Ricca di monumenti e antiche chiese da visitare, l’area si caratterizza soprattutto per la presenza dell’imponente Castello Cantelmo – Caldora, di origine medievale, che domina Pacentro dall’alto.
L’origine del nome
Sull’etimologia dell’appellativo “Pacentro” si hanno scarse notizie, ma la leggenda vuole che derivi da Pacino, un antico agglomerato urbano di origine latina, fondata dall’eroe troiano Pacinus, che combatté al fianco di Enea per poi lasciare le rive del Tevere e addentrarsi nel Sannio.
Giunto ai piedi del monte Morrone, Pacinus si sarebbe fermato e avrebbe fondato Pacentro.
La storia di Pacentro
Le prime testimonianze storiche dell’esistenza del borgo risalgono all’VIII secolo d.C., quando i duchi di Spoleto, signori della zona, donarono l’intera Pacentro al monastero di San Vincenzo al Volturno. Intorno al X secolo venne costruito il castello, mentre negli anni immediatamente successivi il villaggio venne ampliato grazie alla costruzione di nuove case e chiese. Il periodo dell’espansione di Pacentro coincise con l’arrivo dei Normanni e dei Saraceni, i quali non impedirono bensì favorirono lo sviluppo economico del villaggio.
Durante il periodo definito “caldoresco” (1270 . 1464 circa), Pacentro si trovò coinvolta nella lotta tra Angioini e Aragonesi a causa della vicinanza con Sulmona, che si schierò apertamente con questi ultimi.
La località visse un periodo di pace sotto l’egemonia di Giacomo Caldora, ma quando gli Angioini prevalsero e si aggiudicarono l’egemonia del regno, Antonio Caldora, che nel frattempo aveva ereditato il feudo di famiglia, perse tutte le sue proprietà.
Come avvenne nel resto dell’Abruzzo, Pacentro nei secoli successivi passò nelle mani di diverse famiglie nobiliari, tra cui gli Orsini e successivamente i Colonna.
Il passaggio di dominio da un signore all’altro si interruppe con l’Unità d’Italia, che se da una parte portò finalmente la stabilità dal punto di vista dell’appartenenza territoriale, dall’altra generò il devastante fenomeno del brigantaggio, che trascinò il territorio in una fase di declino.
Il XX secolo infine, soprattutto durante la prima parte, fu caratterizzato da un imponente flusso migratorio verso altri continenti, tanto che Pacentro si svuotò poco a poco.
Visitare Pacentro, itinerario nel borgo antico
Passeggiare tra i vicoli di Pacentro è senza dubbio un’esperienza piacevole e ricca di stimoli, in quanto le ottime condizioni della struttura del centro antico consentono di scoprire luoghi e scorci affascinanti.
Il borgo si presenta circondato dall’abbraccio dei monti, che lo riparano dai freddi venti di montagna e nello stesso tempo portano in paese l’acqua purissima delle sorgenti della Majella.
Il castello di Cantelmo – Caldora
La visita della cittadina potrebbe partire dal Castello di Cantelmo-Caldora, situato all’estremità del paese, a un’altitudine di 718 metri.
La fortificazione si presenta con una base trapezoidale ed è circondata dalle tipiche torri a base quadrata della Valle Peligna, di cui oggi ne restano soltanto tre. Le due torri più alte hanno un’elegante merlatura sulla cima, raccordata da una serie di beccatelli dalla forma antropomorfa, mentre i torrioni circolari sono dotati di feritoie che anticamente ospitavano archibugi e bombarde.
Il forte anticamente faceva parte della parte dell’imponente cinta difensiva dell’area peligna, costituita da una serie di castelli fortificati tra cui quelli di Pettorano sul Gizio, Anversa e Popoli.
La struttura presenta una doppia cinta muraria: quella esterna, restaurata nel corso dei secoli, è perfettamente conservata, mentre quella interna risulta danneggiata dal tempo.
Ancora oggi sono visibili diversi stemmi gentilizi sulle pareti e sulle porte della costruzione, molti dei quali però sono irriconoscibili.
La fortezza è rinata tra il XX e il XXI secolo grazie a un’imponente opera di restauro, che oggi consentono ai visitatori (previa prenotazione) di entrare nelle sale recuperate e visitare alcune delle torri.
Tra le strade della città antica
Il Castello di Cantelmo – Caldora domina dall’alto il centro del paese, il cui folcro è rappresentato da piazza del Popolo, al centro della quale c’è un’antica fontana di epoca seicentesca, utilizzata all’epoca come urna sepolcrale. Di fronte al piazzale si trova la maestosa chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, detta anche Santa Maria della Misericordia\ oppure Chiesa Madre, costruita nel tardo Cinquecento.
Passeggiando per le viuzze del borgo si potranno inoltre osservare diversi palazzi gentilizi del XVI secolo, tra cui Palazzo La Rocca (in cui ha sede il Municipio) e Palazzo Tonno, chiamato così a causa della “pietra tonna”, la cosiddetta “pietra dello scandalo”, un grosso masso incavato usato nell’antichità come unità di misura per il grano.I cattivi pagatori di Pacentro venivano puniti per i loro debiti con un’umiliazione pubblica, che consisteva nel sedere nudi sulla pietra tonna, esposti allo scherno dei passanti.
Continuando ad esplorare il centro storico si possono visitare molti altri palazzi artistici come Palazzo Granata, con un bellissimo portale monumentale, e ancora il lavatoio pubblico fatto di lastroni di pietra, i cosiddetti “canaje”, a cui le donne accedevano portando sulla testa i caratteristici catini di rame (chiamati “uaccile” nel dialetto locale).
Tra le chiese presenti in paese, la più antica è quella di San Marcello, costruita nel 1047 d.C. E restaurata in epoche successive, che conserva al suo interno preziose opere d’arte.
La grotta di Colle Nusca
Poco distante dal centro storico si trova un parco archeologico, composto da vari reperti antichi e dalle splendide pitture rupestri della grotta di Colle Nusca.
Realizzati in ocra rossa, questi graffiti preistorici rappresentano otto uomini armati con gli archi e le frecce tipiche dell’epoca, circoscritta tra il V e il IV millennio a.C.
Gli uomini sono collocati in modo disomogeneo su una parete rocciosa e sembrano seguire un personaggio leader (forse un sacerdote oppure un capo tribù).
Queste straordinarie immagini testimoniano un rito propiziatorio per la caccia, attività essenziale per l’uomo primitivo, e sono affiancate ad altri disegni raffiguranti un grande pesce di circa 40 cm , una lucertola, anch’essa della stessa grandezza, e un rozzo marchingegno che dovrebbe essere una trappola per animali.
Nella stessa area è stata individuata un’altra pittura rupestre, per la precisione nei pressi della grotta di San Leonardo, di stile e fattura diversa da quelle del Nusca, probabilmente inquadrabile nel Levanto Spagnolo. Il disegno, straordinariamente realista, è realizzato in ocra rossa e rappresenta un arciere.
Come arrivare a Pacentro
La località di Pacentro è comodamente raggiungibile con vari mezzi di trasporto. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Sulmona, da cui poi si può proseguire con gli autobus di linea che raggiungono il punto di arrivo in circa 30 minuti.
E’ possibile recarsi a Pacentro anche in pullman, usufruendo di una delle varie tratte regionali e interregionali disponibili.
In automobile invece, sia che si venga da nord sia che si provenga da sud, è necessario percorrere l’autostrada A14, seguire la direzione per Roma e imboccare la A25, percorrendola sino al casello di Bussi/Popoli. A questo punto bisogna proseguire seguendo le indicazioni per L’Aquila, attraversare il paese di Popoli e svoltare sulla SS 153 in direzione di Pacentro.
Venendo da L’Aquila invece, è possibile percorrere la SS 17 in direzione Pescara, continuare sulla SS 153 in direzione Navelli, imboccare la SS 17 per poi attraversare il centro di Popoli;a questo punto, si dovrà svoltare sulla SP 13 e seguire le indicazioni per Pacentro.
Curiosità, eventi e prodotti tipici
Il fenomeno della migrazione verso paesi stranieri, che interessò Pacentro nel primo Novecento e poi di nuovo negli anni Sessanta, coinvolse anche Gaetano e Michelina Ciccone, nonni della celebre popstar Madonna. La cantante ricevette la cittadinanza onoraria nel 1987 e, in occasione del terremoto del 2009, donò un’ingente somma di denaro per coprire i danni subiti dal paese.
Tra gli eventi più rappresentativi del calendario pacentrano spicca la celebre e antichissima “Corsa degli Zingari e degli Zingarelli”, che si svolge a settembre in occasione delle celebrazioni per la Madonna di Loreto (una delle chiese principali del borgo).
Nata in epoca precristiana, la competizione è stata associata nei secoli ai riti di devozione per la Santa Casa di Loreto, che secondo una leggenda sostò Pacentro nel lungo viaggio che la portò dalla Jugoslavia alle Marche.
La corsa oggi è un evento folklorico a se stante, che richiama ogni anno migliaia di turisti.
L’evento, che sancisce l’addio all’estate, è caratterizzato da un percorso di gara molto difficile, che si snoda tra boschi, discese e ripide salite. In dialetto pacentrano il termine “zingaro” non ha la stessa valenza dell’italiano, in quanto significa “colui che va a piedi nudi” e non ha alcun legame con l’etnia gitana.
Proprio per questo i concorrenti della corsa partecipano scalzi, rendendo ancora più dura questa prova fisica estrema. Il traguardo della gara è fissato nella piazza principale del paese e il vincitore viene portato in trionfo attraverso la folla esultante, dando il via ai festeggiamenti.
Le tipicità alimentari del borgo sono strettamente legate alla tradizione contadina abruzzese, con piatti a base di carne di pecora, formaggi ovini e pietanze della tradizione contadina. Un tipico esempio ne è la “polta”, un piatto a base di fagioli, patate e cavoli soffritti con aglio, peperoncino e l’immancabile olio extravergine d’oliva prodotto nella zona.