Le maestose montagne aquilane cingono e custodiscono tesori dal valore culturale inestimabile, piccoli borghi in cui il tempo sembra essersi fermato, che raccontano e testimoniano millenni di storia.
Uno di questi è senza dubbio Santo Stefano di Sessanio, piccolo paese di appena 120 anime, situato a un’altitudine di 1251 metri, in provincia de L’Aquila.
Il borgo appartiene al prestigioso club de “I borghi più belli d’Italia”, fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e appartiene alla Comunità Montana di Campo Imperatore – Piana di Navelli.
Circondato da altre importanti località montane come Castel del Monte, Roccacalascio, San Pio delle Camere e molte altre, Santo Stefano di Sessanio rientra in quell’area dell’Abruzzo conosciuta come “Distretto delle terre della Baronia”, chiamata così a causa del percorso storico che unisce i comuni della zona.
Il nome del paese deriva probabilmente da un riadattamento del termine Sextantio, un piccolo insediamento romano localizzato nei pressi dell’attuale borgo.
Il suo pressoché perfetto stato di conservazione, compromesso in alcune parti solo dal terremoto del 2009, è dovuto al quasi totale stato di abbandono del centro abitato durante la seconda metà del Novecento, parzialmente rientrato alcuni decenni dopo, quando gli abitanti hanno iniziato a sperimentare nuovi percorsi per la sopravvivenza della comunità, basandone le attività sul turismo culturale e montano.
Storia di Santo Stefano di Sessanio
Il paese così come oggi lo conosciamo fu eretto tra l’XI e il XII secolo sulle macerie di Sextantio, il precedente agglomerato urbano chiamato con questo termine latino che indicava la distanza di sei miglia romane dalla città di Peltuinum.
La sua posizione strategica e particolarmente centrale rispetto agli assi viari più importanti, come la via Valeria, la via Claudia Valeria e il Tratturo Regio, che univa l’Aquila a Foggia, rese il borgo uno dei più conosciuti e importanti d’Abruzzo.
Risalgono al 1308 le prime notizie certe sull’esistenza della cittadella fortificato, mentre tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV si delineò il grande dominio feudale della Baronia di Carapelle Calvisio, che comprendeva molti altri comuni della zona.
Santo Stefano di Sessanio era il primo centro del feudo confinante con il contado aquilano, pertanto continuò a rivestire nei secoli un ruolo strategico molto importante.
Nel XIII secolo il feudo passò alla Baronia di Carapelle per poi passare nelle mani della dinastia Piccolomini, che alla fine del XVI secolo lasciò il dominio alla casata dei Medici.
Fu in questo periodo, sotto la sapiente guida di Francesco De’Medici, che Santo Stefano di Sessanio raggiunse il massimo splendore, grazie soprattutto al commercio della lana “carfagna”, un tipo di lana grezza e nera che veniva usata soprattutto per cucire le uniformi militari.
Questo materiale tessile veniva prodotto proprio a Santo Stefano di Sessanio, per poi essere inviato a Firenze dove veniva raffinato e lavorato. Da qui i tessuti prodotti venivano esportati in tutta Europa.
Nel XVIII secolo la cittadina venne assorbita dal Regno delle Due Sicilie, in cui rimase fino all’Unità d’Italia.
Il XIX secolo si rivela un periodo critico per il borgo e per i suoi abitanti, in quanto con l’Unità d’Italia e la privatizzazione dei terreni del Tavoliere delle Puglie, il grande sistema della transumanza delle pecore cessò di fatto di esistere, portando i comuni dell’alto Abruzzo a un decadimento inarrestabile.
Proprio per questo la maggior parte degli abitanti di Santo Stefano di Sessanio furono costretti ad abbandonare il paese per poter sopravvivere.
Santo Stefano di Sessanio oggi
Il XXI secolo è iniziato con una forte ripresa dell’economia del borgo, che si è concretizzata anche attraverso un graduale ripopolamento della cittadina.
Il lavoro sinergico tra i vari sindaci, i pochi giovani rimasti in paese che hanno lavorato assiduamente (e spesso gratuitamente) per attivare la Pro Loco del territorio e gli investimenti dei residenti, ha portato Santo Stefano di Sessanio a una vera e propria rinascita.
Nel 2002 vari enti e organizzazioni locali hanno redatto e sottoscritto la “Carta di Valori per Santo Stefano di Sessanio”, che promuove una forma di turismo sostenibile e responsabile, basata sul principio dell’”albergo diffuso”.
Si tratta di un’innovativa forma di ricezione turistica basata sull’utilizzo delle abitazioni esistenti, soprattutto nei centri storici, messe in comunicazione tra loro per essere in grado di offrire tutti i servizi di un albergo senza intaccare la conformazione del territorio, favorendo inoltre l’integrazione totale del turista con il luogo visitato.
In questo modo si è creato una vera e propria rete di servizi in grado di offrire un’esperienza di soggiorno unica e suggestiva, che nello stesso tempo riesce a sostenere economicamente i residenti.
Grazie allo sviluppo innovativo del territorio, oggi Santo Stefano di Sessanio rappresenta un esempio di turismo sostenibile sia a livello nazionale che internazionale, ed è divenuta una delle mete più ricercate per il turismo d’elite.
Il terremoto che devastò L’Aquila e l’Abruzzo nel 2009 ha purtroppo arrecato danni ingenti al paese, causando il crollo del monumento – simbolo di Santo Stefano di Sessanio, la torre Medicea, attualmente in fase di ricostruzione.
Caratteristiche del borgo e luoghi d’interesse
Santo Stefano di Sessanio si presenta oggi come un borgo fortificato di forma ellissoidale.
Al suo interno si snoda un reticolo di vie strette e anguste che si sono sviluppate secondo un’apparente forma concentrica, la quale ruota intorno alla torre Medicea, oggi purtroppo distrutta.
A causa degli spazi ristretti, come spesso accade nei piccoli paesi arroccati sulle montagne, il centro cittadino è puntellato dalle cosiddette “case torri”, abitazioni che si sviluppano in altezza anziché in larghezza, che offrono uno spettacolo visivo insolito e molto suggestivo.
Passeggiando per la borgata si incontrano moltissimi luoghi d’interesse, come le tipiche “case – mura” con il profilo scarpato che cingono il centro storico e alcune chiese antiche come quella della Madonna del Lago, che si erge su un piccol specchio d’acqua appena fuori il paese.
Da vedere inoltre gli eleganti edifici medicei e ancora altri edifici storici, di stampo quattrocentesco, come la Casa del Capitano e il maestoso Palazzo delle Logge.
L’Ente Parco regionale gestisce sul territorio il Museo Terra delle Baronie, che racconta con prestigiose testimonianze la storia e i valori del paese, fungendo inoltre da centro informativo e punto vendita di manufatti e prodotti tipici.
Come arrivare
Oggi Santo Stefano di Sessanio è ben collegata con ogni mezzo di trasporto, ed è facilmente raggiungibile sia in treno che in autobus.
Chi invece viaggia in automobile deve avere come riferimento la città de L’Aquila, raggiungibile attraverso l’autostrada A 14 fino a Giulianova – Mosciano Sant’Angelo se si viene da nord, per poi proseguire sulla A 24 fino a L’Aquila Est, per imboccare infine la SS 17 fino a raggiungere il borgo.
Venendo da sud invece, bisognerà percorrere la A 14 fino a Pescara, per poi proseguire sull’autostrada A 25 Pescara – Roma fino al casello di Bussi sul Tirino – Popoli.
Da qui è necessario proseguire sulla SS 5 e poi ancora sulla SS in direzione Navelli, per poi completare il percorso sulla SS 17 in direzione L’Aquila – Santo Stefano di Sessanio.
Curiosità, eventi e prodotti tipici
Il territorio è caratterizzato dalla coltivazione di uno dei prodotti tipici abruzzesi più famosi e apprezzati: le “Lenticchie di Santo Stefano di Sessanio”, una qualità rara e introvabile, prodotta in paese sin dall’antichità (le prime testimonianze della presenza di questo prodotto sono antecedenti all’anno Mille).
Questo particolare alimento può crescere solo su terreni aridi e che siano situati a un’altitudine compresa tra i 1200 e i 1400 metri d’altitudine, ed è per questo che il territorio del borgo abruzzese offre un habitat ideale.
La lenticchia di Santo Stefano di Sessanio si riconosce per il colore scuro, quasi violaceo, le dimensioni ridotte e il sapore intenso, ed è molto ricercata dagli chef di tutto il mondo.
Oggi questa lenticchia viene coltivata sempre meno a causa della difficoltà di gestione delle coltivazioni (è necessario raccoglierle a mano su terreni spesso impervi) ed è dunque sempre più difficile reperirla nei negozi.
Per questa ragione è divenuta un presidio Slow Food, tutelata da un’Associazione di Produttori.
La grande importanza internazionale raggiunta in pochi decenni da questo piccolo paese di montagna, si riflette anche nell’attività culturale del territorio, che può contare su un numero sempre maggiore di eventi internazionali, come la mostra “Condivisione d’affetti”, organizzata nel 2012 dal prestigioso Museo degli Uffizi di Firenze.
Il patrono del paese, Santo Stefano Promartire, viene festeggiato nei giorni 2 e 3 agosto, mentre durante tutta l’estate si susseguono eventi musicali, concerti classici e spettacoli di teatro, favoriti dalla costante presenza di uno dei più importanti registi teatrali viventi, Ljubimov, che ogni estate soggiorna in paese.
Numerose anche le sagre, su cui spicca quella della Lenticchia, che si svolge all’inizio di settembre.